A Roma oggi è il 5 dicembre 1873. Il Re Vittorio Emanuele II è giunto ieri da Torino. Distrutto, ha preso alloggio al Quirinale, solo, con la sua corte.
Oggi sale la scalinata della innauguranda nuova sede della Scuola di Ingegneria di Roma, negli edifici di proprietà del convento di san Lorenzo in Panisperna.
Il convento era situato presso la chiesa di San Pietro in Vincoli, che si vuole sia stata fatta costruire nel 439 da Eudossia, la moglie dell’imperatore Valentiniano III (425-455), per ospitarvi le due catene che avevano imprigionato san Pietro a Gerusalemme e a Roma e che, miracolosamente, si sarebbero fuse insieme.
Scavi recenti, della fine degli anni cinquanta del XX secolo, hanno rivelato che la chiesa fu edificata su una domus del terzo secolo, sostituita già nel quarto da una basilica dedicata agli apostoli. La casa dei religiosi, terminata nel 1503, si sviluppava attorno a un bel chiostro rinascimentale, fra i più belli del Rinascimento romano, attribuito a Giuliano da Sangallo; ha al piano terreno un portico rettangolare con i lati di sette od otto archi sostenuti da colonne dai bei capitelli ionici che recano gli stemmi Della Rovere Bella la soluzione d’angolo ottenuta con un pilastro quadrangolare cui sono addossate due semicolonne. Al piano superiore sono finestre dalla sobria cornice. L’ingresso al convento era per la piccola e spoglia porta ancora esistente alla destra della facciata della chiesa. Al centro del cortile è la bella vera di un pozzo, dall’elegante pianta ottagonale, scolpita da Simone Mosca, sormontata da un più semplice cavalletto formato da due coppie di colonne sostenenti un semplice architrave con cimasa, da alcuni attribuita addirittura a Michelangelo Buonarroti. Sotto al pavimento del cortile si conserva una bellissima cisterna medioevale che ha le dimensioni di un cubo di circa nove metri di lato, oggi indicate da una sottile linea di pietra affogata fra i sassi di fiume, di netta impronta lombarda. Dai quattro angoli del cortile, dove erano i discensori per l’acqua piovana, convergevano verso il centro quattro canalette, che giungevano ai quattro chiusini, i quattro dischi bianchi presso gli angoli del perimetro, per i quali si potrebbe scendere in altrettanti piccoli locali ricavati fra la volta della cisterna ed il pavimento del chiostro; qui erano strati di carbone e di ghiaia destinati a filtrare l’acqua piovana che poi veniva immessa nella cisterna per quattro doccioni di pietra. Il grande cubo della cisterna era in realtà diviso in due parti dall’inserimento al suo centro di un cilindro che è largo all’incirca quanto l’ottagono disegnato nel pavimento attorno alla vera del pozzo; la comunicazione fra i due ambienti era assicurato da due lastre di pietra in cui sono ricavati cinque fori disposti a quinconce per i quali l’acqua passava nella cisterna interna, ma lasciando in quella esterna gli ultimi, eventuali, sedimenti. Per i due tombini quadrati posti esternamente ai cavalletti della vera è possibile scendere nella cisterna esterna, mentre in quella interna si può accedere solo attraverso la vera del pozzo.
In questo più antico complesso trovarono la loro sede anche la Scuola di Matematica e quella di Disegno, ed in un primo tempo gli spazi, per l’esiguo numero degli studenti, si dimostrarono sufficienti; questa situazione durò poco. Il primo lavoro nel complesso fu la realizzazione di una biblioteca, dove vennero riutilizzate alcune delle scaffalature già nel convento del Canonici Regolari, in cui vi è ancora la vecchia iscrizione.